La Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
La terapia Cognitivo Comportamentale – Cenni storici
La terapia cognitivo-comportamentale deriva dalla Terapia del Comportamento (nata negli anni ’50) che fin dal principio si è dimostrata una delle terapie più efficaci nel fornire risposte rapide e valide alle varie forme di sofferenza psicologica (Moderato, 2002).
Storicamente, la terapia comportamentale può essere suddivisa in tre generazioni, intendendo per generazione l’insieme delle teorie, dei metodi e degli obiettivi che organizzano la ricerca, la teoria e la pratica del modello terapeutico.
Il quadro di riferimento teorico della prima generazione era la psicologia sperimentale, con particolare riferimento alla psicologia del comportamento. Con l’avvento del cognitivismo, inizia a emergere un cambiamento che porta allo sviluppo della seconda generazione della terapia del comportamento. Il ruolo delle esperienze interne (pensieri e sentimenti) assume sempre maggiore considerazione nel modo in cui determina il comportamento umano. La persona è, prima di tutto, un essere pensante, in grado di organizzare il proprio comportamento e di modificarlo in base alle circostanze (Bandura, 1969).
Lo studio dei pensieri irrazionali (Ellis, 1962, 1977) e degli schemi cognitivi patogeni (Beck, 1976, 1993; Beck & Freeman, 1990) permette di identificare come certi errori cognitivi possano essere prerogative di particolari tipologie di pazienti e come esista una varietà di tecniche atte a modificare i pensieri automatici negativi e gli schemi cognitivi di riferimento.
La filosofia sottostante agli approcci di terza generazione è contestualismo funzionale, che si concentra più sui processi mentali che sui loro contenuti e rivolge una considerazione particolare al perseguimento dei “valori personali” dei pazienti (Hayes, Strosahl & Wilson, 1999; Hayes, 2004; Hayes et al., 2006). È da qui che prende origine un atteggiamento di apertura e di accettazione nei confronti degli eventi psicologici, anche se negativi dal punto di vista del contenuto, come opportunità per vivere appieno la propria vita.
La Terapia Cognitivo Comportamentale – Efficacia
Da un’attenta analisi delle linee-guida stilate dall’APA (consultabili sul sito http://www.psych.org/psych_pract/treatg/pg/prac_guide.cfm) emerge come la psicoterapia cognitivo-comportamentale rappresenti ad oggi il trattamento di prima scelta per molti disturbi psichiatrici. Di seguito un elenco di alcuni disturbi per i quali la TCC ha dimostrato la sua efficacia di trattamento:
- Disturbo d’ansia (Zalta, 2011);
- Disturbo di panico (Hofmann, Rief, Spiegel, 2010; Otto et al., 2010; Pincus et al., 2010; Schmidt & Keough, 2010);
- Disturbo ossessivo-compulsivo (Frost, 2010; Jaurrieta et al., 2008; Storch et al., 2008);
- Fobia sociale (Beidel, Turner & Young, 2006; Clark et al., 2003; McManus et al., 2009);
- Depressione (DeRubeis et al., 2005; Hollon, 2011);
- Disturbi alimentari (Agras et al., 2000; Bowers & Andersen, 2009; Schlup et al., 2009; Wilson, Grilo & Vitousek, 2007; Wilson, Wilfley, Agras & Bryson, 2010);
- Disturbi somatoformi (Allen & Woolfolk, 2010);
- Disturbi di personalità (Beck & Freeman, 1990; Dimaggio & Semerari, 2003; Semerari, 1999; Young, 1990; Young, Klosko & Weishaar, 2003).