Quando uno è triste non servono le classifiche, non c’è un tristometro, è inutile dire sto mediamente peggio di te o decisamente meglio di te, si diventa tutti ottusi ed egoisti e la propria tristezza diventa una grande campana in cui ci si chiude, per non ascoltare la tristezza degli altri.
Stefano Benni, Achille Pie’ veloce
La depressione è il principale fattore di disabilità nel mondo. Anche se l'approccio farmacologico resta un elemento imprescindibile dell'intervento, non si può pensare che la cura farmacologica risolva da sola il problema. Benchè gli antidepressivi siano i farmaci più prescritti, le depressioni infatti non recedono.
Il trattamento psicologico della depressione secondo la terapia cognitivo Cognitivo-Comportamentale (TCC), si ispira agli studi compiuti da Hawton e Salkovskis (1989). Secondo questi autori, gli eventi critici della vita possono fare in modo che alcune convinzioni su di sè, sull'altro e sulla relazione (formatesi precocemente) possano riattivarsi e generare il corpus cognitivo della malattia depressiva. L’esordio della malattia si identifica dunque a partire dall’evento critico stressante.
Una terapia psicologica della depressione servirà sia a risolvere il problema in atto (es. i sintomi), sia a cercare di ridurre la vulnerabilità alla malattia (lavoro sui fattori predisponenti).
Le persone si deprimono quando nella loro vita sono carenti gli eventi piacevoli che agiscono come auto rinforzo (Lewinsohn et al., 1984). Le persone sotto stress, nel tentativo di ottimizzare il dispendio energetico, eliminano alcune attività, come ad esempio le attività piacevoli. Questo innesca un circolo vizioso che autoalimenta la patologia.
La depressione non è una malattia inguaribile o una questione di scarsa volontà!